L’infanzia, e soprattutto
l’adolescenza sono trascorse amando il disegno, i colori, la voglia di fare,
usando pastelli, pennelli, argilla, fogli di carta colorata, cercando di
creare, con le mani, qualcosa che servisse a dare risposta alle proprie
recondite esigenze creative. Prima frequentando il liceo artistico e poi, dopo
la laurea in architettura, la “formazione tecnica” è frutto della frequenza a
più corsi di ceramica a Napoli, il più bello fra tutti quello con
Giampiero. Tutti i corsi hanno aumentato
l’interesse verso quest’arte. E’ naturale che questi pochi anni non possono
aver esaurito la propria conoscenza del “misterioso e affascinante” mondo della
ceramica, che, al contrario, è ancora tutto da scoprire. Non solo realizzo
oggetti di immediata utilità come ciotole, tazze, vassoi, ma… certe volte mi
soffermo su forme che non hanno altra pretesa che di esprimere loro stesse,
venendo fuori dalla mano timida che le ha forgiate.
C’è voglia di creare, provare a suggerire una forma alla
materia.
La ceramica è dappertutto, in treno, sotto un albero dove le voci, i suoni, i rumori, gli odori…, fanno scattare dei meccanismi tali che, la matita scorrendo sul foglio di carta crea dei segni, …. un’IDEA.
La ceramica è dappertutto, in treno, sotto un albero dove le voci, i suoni, i rumori, gli odori…, fanno scattare dei meccanismi tali che, la matita scorrendo sul foglio di carta crea dei segni, …. un’IDEA.
Mi accorgo che devo ancora
educare le mani affinché quello schizzo sul foglio di carta diventi FORMA SOLIDA,
così come era stato concepito. Certe volte è molto lontano dalla sua idea di
origine, quasi come se in quell’istante l’anima suggerisca alle mani nuove
probabili soluzioni.
Le mie sono forme semplici, forse
un po’ grezze(talvolta puoi leggere ancora le tracce delle dita che sono
rimaste impresse sulla superficie dell’oggetto). Forme primitive. Ma, forse,
attraverso quei segni qualcuno può ripercorrere tutto il tempo e il modo di
aver manipolato l’argilla sotto le mani.
Solidea……… solidea…………. solidea cercava un volto
Solidea……… solidea…………. solidea cercava un volto
Così comincia una canzone degli Estasia (Est, Stasi, Asia)
Solidea……… solidea…………. solidea cercava un volto
……perché non usare questa parola per dare un NOME al mio lavoro, al mio timido tentativo di dare un volto, un’identità alle cose, una FORMA SOLIda all’IDEA?
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