" In origine il tè fu medicina, per poi trasfomarsi
in bevanda".
(Kakuro
Okakura)
LA FILOSOFIA DEL TE' esprime, insieme all'etica e alla religione, la nostra concezione dell'uomo e della natura.
Sino ad ora, l'umanità ha trovato un punto d'incontro nella tazza di tè. Quel delicato tintinnio di vassoi e piattini, l'uso del latte e dello zucchero, rende bere il tè un vero rituale, gli dona un fascino speciale.
Il tè è un'opera d'arte. Non esiste ricetta per preparare il tè ideale, così come non ci sono regole per creare un Tiziano. Ogni preparato di foglie ha una propria individualità, una particolare affinità con l'acqua e il calore, un patrimonio ereditario di ricordi da rievocare, un modo personale di narrare.
In esso, la vera bellezza deve esser sempre presente. Anche per il tè, come per l'arte, esistono epoche e scuole. La sua evoluzione può essere suddivisa in tre fasi principali: quella del tè bollito, quella del tè sbattuto e quella del tè infuso. Noi moderni apparteniamo a quest?ultima scuola.
Ora non starò qui a raccontare delle evoluzioni del tè, di come si prepara e delle sue scuole, ma vorrei parlare di come il tè sia importante, di come crei legami, raccolga sorrisi, riscaldi i cuori .... e di un tè in particolare .... quello marocchino.
La tradizionale cerimonia del tè marocchina è conosciuta anche come
Atay Naa Naa ed è considerata l'espressione più raffinata dell' ospitalità.
Naa Naa è proprio una varietà di menta marocchina, particolarmente dolce.
Naa Naa è proprio una varietà di menta marocchina, particolarmente dolce.
Nei miei due viaggi in Marocco ricordo come se fosse ieri la
bellezza di questa tradizione. Eravamo da poco arrivati nella capitale, Rabat e
dopo aver girato alla ricerca di un alloggio, abbiamo finalmente trovato una
stanza in un piccolo albergo nel cuore della medina, dove ci siamo trovati
subito bene. I sorrisi della famiglia che ci ha accolti, la conoscenza di
Hisham ci ha fatto sentire subito a nostro agio. Amiamo parlare con le persone
del posto e con il nostro francese, seppur non perfetto, ci siamo subito
relazionati.
La mattina si faceva colazione con pane caldo e marmellata e
con una fumante tazza di tè caldo alla menta. Il padrone di casa in genere
mette una manciata di foglie di menta nella teiera, e la riempie con
acqua bollente. Dopo pochi minuti di infusione, si agita l'infuso, per passarlo
in un bicchiere di vetro, di quelli decorati di un verde smeraldo e poi si
versa di nuovo l’infuso nella teiera;si aggiunge qualche foglia di menta
in più o un po 'di zucchero se necessario. Poi si alza la teiera in
alto e si versa il tè nei bicchieri, offerti agli ospiti . Il tè può
essere versato da una altezza di 40 centimetri e più.
Bere il tè unisce gli animi, fa sbucare sorrisi, racconta
storie. Il tè è dappertutto! E quel suono
del tè che si versa, si “tuffa” nel bicchiere accompagna i momenti di
conoscenza tra il turista e chi lo ospita perché nei piccoli alberghi che trovi
nella medina delle città del Marocco, tutto è a conduzione familiare. Sembra
che si stia in famiglia, io almeno mi sono sentita così e …. ci si racconta.
Non c’è niente da temere. In poco lo impari.
La città che più di tutte mi è rimasta dentro
è Marrakech.
In poche ore ti abitui, e quell’enorme piazza e quelle strette viuzze che al
primo contatto ti sembrano impossibili perfino di giorno impari
presto a farle tue anche di sera.
Impari che la bellezza di Marrakech sta proprio in questo.
Non si viene a Marrakech perché la sua famosa piazza Jamaa El Fna è bella, non
si viene per i suoi palazzi, né per quel museo né per quel monumento.
Si viene a Marrakech per la sua atmosfera:
calda, pungente, frastornante.
Si viene per perdersi letteralmente nelle anguste e
fatiscenti vie della Medina e dei suoi souk, per farsi travolgere dai
pressanti marocchini, per le montagnole di spezie colorate, per il potente
richiamo del muezzin che si leva sopra il brusio della città, per l’enorme
piazza altrimenti insignificante che di sera è tutta un brulicare di persone,
veli, serpenti, fumi, odori … e dalla quale non riesci più a stare lontana.
Marrakech non è una città da visitare.
Marrakech è un’esperienza da vivere. Ed è qui che ho imparato a bere il tè, ho
imparato quella pacata lentezza, quel restare a guardare, ad ascoltare ….
storie, su tutto ciò che può essere raccontato:dai tipi di lana per fare
un tappeto,ai tipi di tessuto, alle spezie. Tutto diventa storia, tutto si fa
storia e sempre davanti ad una tazza di tè.
Il tè è famiglia: unisce,
riunisce ed allontana il frastuono del mondo, le voci assordanti, i rumori e ti
raccoglie in un caldo abbraccio. Si entra nel suo di mondo per raggiungere la
pace e la serenità che questa antica bevanda riesce a donarti. Si potrebbero
raccontare storie sulle tazze da tè, di quelle che nascono per caso, durante un
viaggio, come quello fatto laggiù.
Ogni città ha la sua storia e il tè la racconta.
Anche nel deserto abbiamo
gustato una buona tazza di tè alla menta e qui la bevanda è diventata
racconto. Ha raccolto in sé tutta l’energia del deserto. Ci ha trasmesso un
senso di pace e di calma. Il deserto non può essere certamente capito in quei
due giorni in cui siamo stati. Ma vi assicuro che … in
mezzo al … NIENTE … abbiamo trovato … TUTTO. Il deserto è condivisione,
uno stato d’animo, un viaggio interiore, dove ciò che domina è il suono del
vento, il calore del sole sul viso, la sabbia che ti senti addosso e che ti
ritrovi anche nelle cose che mangi, ma …. che importa …
è sabbia, solo sabbia del deserto.
Abbiamo dormito sotto le stelle” à la belle étoile”, dove si
poteva vedere tutta la via lattea, con un cielo pieno di stelle cadenti. Mai
visto un cielo così!
Il deserto e una tazza di tè.
A chi non l’ha vissuto, il deserto, verrebbe da dire:” Ma
quale mondo è mai questo?”… ma per chi vive qui è il nostro il mondo strano. In
città c’è confusione e molte di quelle che per noi sono comodità e passatempi
per loro sono impedimenti, ostacoli nella loro ricerca di una vita semplice ed
essenziale. C’è solo bisogno di svuotare la testa da tutto ciò che è superfluo
e materiale e raccogliere con estrema parsimonia l’energia che questi luoghi
sanno danare. Solo chi ha fatto come noi questa esperienza, può avere un’idea
della serena tranquillità e della “ beatitudine” che il deserto … può donare.
Io amo viaggiare così: lentamente, via terra,
vedendo la vita degli altri scorrere davanti ai miei occhi, vedere paesaggi
cambiare sotto il sole che piano piano conduce alla sera. Farlo poi davanti ad
una tazza di tè alla menta diventa … la PERFEZIONE.